Unimpresa: L’Inflazione e il Caro-vita Danneggiano i Conti Correnti degli Italiani con una Perdita di 152 Miliardi in un Anno

Di Redazione | Pubblicato il 08/01/2024

Recenti dati rivelano che i conti correnti degli italiani sono stati fortemente influenzati dall’inflazione e dal crescente costo della vita. Nel corso dell’ultimo anno, il saldo complessivo dei depositi bancari detenuti dalle famiglie e dalle imprese è sceso di 152 miliardi di euro, passando da 1.452 miliardi a 1.300 miliardi, segnando una significativa diminuzione del 10,5%. Questi dati coprono il periodo da ottobre 2022 a ottobre 2023.

Il grafico mostra chiaramente la riduzione dei saldi dei depositi bancari per le diverse categorie tra ottobre 2022 e ottobre 2023. Si può notare che la categoria delle “Famiglie” ha subito la riduzione più significativa, seguita dalle “Imprese Familiari”, dalle “Imprese” e, infine, dalle “ONLUS”, la cui situazione è rimasta invariata.

L’impennata dell’inflazione e l’aumento dei costi di vita hanno costretto le famiglie a dipingere dai loro risparmi per far fronte all’impennata dei prezzi. Inoltre, l’incremento dei tassi di interesse sui prestiti ha spinto le imprese a utilizzare le loro riserve bancarie anziché contrarre ulteriori debiti, che sono diventati troppo onerosi.

Tali statistiche emergono da un rapporto redatto dal Centro Studi di Unimpresa, che mette in luce come circa 85 miliardi di euro siano stati spostati dai conti correnti su depositi bancari che offrono tassi di remunerazione mediamente superiori al 3%, mentre sui conti correnti la media si attesta al di sotto dell’1%.

Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, sottolinea: “L’inflazione rappresenta la tassa più ingiusta e perniciosa, poiché colpisce principalmente i cittadini meno abbienti e limita la capacità delle imprese di investire e crescere. Nonostante l’indice dei prezzi sia sceso dal 10 al 5% nell’ultimo anno, il danno è già stato fatto ed è evidente per tutti. La strategia della Bce si è rivelata inefficace: è necessario un cambio di rotta, con un taglio dei tassi d’interesse già nel primo semestre del 2024.”

Secondo il rapporto del Centro Studi di Unimpresa, basato su dati statistici forniti dalla Banca d’Italia, il totale dei depositi dei privati è diminuito del 4,5% da ottobre 2022 a ottobre 2023, perdendo 78 miliardi di euro e passando da 1.701 miliardi a 1.623 miliardi. In dettaglio, le riserve delle famiglie si sono contratte di 66 miliardi (-5,6%), scendendo da 1.170 miliardi a 1.104 miliardi. Le riserve delle aziende hanno subito una diminuzione di 7 miliardi (-1,7%), scendendo da 409 a 402 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari si sono ridotte di 5 miliardi (-5,7%), da 87 miliardi a 82 miliardi. Per quanto riguarda le organizzazioni no-profit, il saldo è rimasto stabile a 35 miliardi di euro.

Il calo complessivo di 152 miliardi di euro sui conti correnti è attribuibile principalmente all’utilizzo delle riserve, soprattutto da parte delle famiglie, ma anche da parte delle imprese, per far fronte all’aumento dei prezzi e all’incremento dei tassi d’interesse sui prestiti, che sono diventati proibitivi. Un altro fattore determinante è stato il trasferimento di una parte della liquidità su strumenti bancari che offrono rendimenti superiori alla media, pari a circa 84 miliardi di euro, attraverso depositi con scadenza predeterminata e rimborsabili con preavviso.

Gli analisti del Centro Studi di Unimpresa commentano: “La riduzione dell’inflazione dal 10% a fine 2022 al 5% circa di oggi non ha portato a una diminuzione dei prezzi effettivi. Si tratta di una riduzione virtuale, poiché il costo della vita continua a salire, sebbene con una curva meno ripida rispetto a qualche mese fa. In pratica, i prezzi non sono tornati indietro. In sintesi, in pochi mesi, nel corso dell’ultimo anno, la situazione inflattiva è cambiata in modo senza precedenti nella storia dell’euro, nonostante alcune differenze e specificità all’interno dell’area euro. Per quanto riguarda il saldo dei conti correnti, il danno si è manifestato immediatamente per le famiglie e le imprese, il cui tesoretto è notevolmente impoverito rispetto al passato; ma a pagarne le conseguenze sarà anche il settore bancario, che avrà meno liquidità a disposizione per concedere prestiti ai clienti, aggravando ulteriormente una situazione già critica.”

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