Prestito rifiutato: perché succede? Quali sono le possibili soluzioni?

Le cause che inducono un ente creditizio a bollare una richiesta con dicitura “prestito rifiutato” possono essere molteplici. Chi si vede negare il finanziamento si domanda sostanzialmente due cose, la prima è il perché del diniego e la seconda è come affrontare e risolvere la situazione.

In questo articolo rispondiamo proprio alle domande sopra citate dando spiegazioni ed informazioni utili a chi si trova in questa situazione ed ha bisogno di aiuto.

La guida si rivolge ad un utente che ha scarsa conoscenza dell’argomento e quindi cerca di tenere un linguaggio semplice e comprensibile per rendere le informazioni facilmente assimilabili. Se si hanno dubbi o domande a cui non si trovano risposte nel medesimo articolo suggeriamo di inviarci un commento. Appena possibile risponderò. Buona lettura.

Prestito rifiutato: perché succede?

Iniziamo con il dire che: il reddito e la situazione patrimoniale sono sicuramente i due fattori principali con cui la banca calcola il rischio e la solvibilità di chi chiede un prestito personale o di altro genere. Se costui non ha entrate sufficienti a garantire il rimborso del finanziamento difficilmente quest’ultimo verrà approvato.

Una regola che gli istituti di credito difficilmente violano attiene al fatto che, la rata di un prestito non dovrebbe essere superiore al quinto del mensile di chi richiede il prestito.

Ovviamente chi possiede un patrimonio consistente può sopperire un eventuale reddito non altissimo, fornendo come garanzia un immobile di valore superiore al prestito richiesto.

L’occupazione lavorativa del richiedente è un altro fattore importante per il conseguimento di un prestito. Chi ha un lavoro con contratto a tempo indeterminato è avvantaggiato! Questo perché può ragionevolmente garantire la possibilità di onorare il debito che contrae con la banca.

Prestito rifiutato

Diversamente, chi ha un lavoro precario con contratto a tempo determinato, difficilmente può ottenere un finanziamento, o meglio, lo può ottenere ma deve terminare prima che scada il contratto.

Per quanto attiene ai liberi professionisti la banca andrà ad esaminare l’ultima dichiarazione dei redditi per avere un’idea più precisa della capacità di rimborso del richiedente e concedere o meno il finanziamento.

In ogni caso quando un istituto finanziario non concede un prestito ad un cliente ha l’obbligo di informarlo sulle motivazioni che l’hanno indotto a prendere questa decisione. Questo vale anche per quanto concerne i dati negativi presenti nel database del Sic. In modo che il richiedente prende coscienza delle motivazioni e può cercare di risolvere il problema.

Si è subito un rifiuto nei 30 giorni precedenti. Chi richiede un prestito e se lo vede negato viene segnalato nelle banche dati del Sic, CRIF che conserva per un periodo di 30 giorni. Questo comporta che chi ha intenzione di chiedere nuovamente un prestito deve attendere il trascorrere di tale periodo prima di sottoporre ad una banca una nuova richiesta.

Prestito rifiutato: cosa fare, quali le soluzioni possibili?

Come detto, quando un finanziamento viene rifiutato parte una segnalazione al CRIF la quale blocca per 30 giorni ogni possibilità di formalizzare un’altra richiesta ad un diverso istituto di credito.

Quindi, se hai bisogno urgente di un finanziamento e vuoi ridurre queste tempistiche le cose da fare immediatamente sono due:

  1. richiedere la liberatoria del finanziamento negato;
  2. chiedere le motivazioni che hanno indotto a rifiutare il prestito.

Richiedere il prima possibile la liberatoria è fondamentale per accelerare la cancellazione della segnalazione al CRIF che comunque non avviene in tempo reale. In genere servono da una a due settimane prima che la banca dati venga aggiornata.

Sapere la motivazione è fondamentale per poter attuare la giusta strategia onde evitare un secondo diniego con le conseguenze che ne derivano.

Quindi, una volta che si è a conoscenza del perché il prestito è stato rifiutato, bisogna attivarsi per eliminare l’ostacolo che ne impedisce l’approvazione. Facciamo degli esempi pratici.

Caso n. 1: c’è una segnalazione negativa nella banca dati del CRIF. Questa è la situazione più problematica di tutte: prestito negato perché si è segnalati al CRIF come cattivo pagatore. Chi incappa in una segnalazione di questo tipo molto probabilmente in passato ha avuto problemi con il pagamento di uno o più prestiti.

Se i conti erano stati sistemati e quindi questa situazione pare anomala è il caso di fare una visura CRIF e vedere esattamente cosa risulta nella medesima. Nel caso in cui la segnalazione riporti qualche errore perché non aggiornata o comunque errata bisogna chiedere una revisione.

Diversamente se si prende atto di essere giustamente segnalato come cattivo pagatore, occorre prima sistemare la propria posizione ed attendere. Passati i tempi previsti (possono volerci da pochi giorna a mesi o anni) per la cancellazione, procedere ad una nuova richiesta di finanziamento.

Se non si ha tempo di aspettare che la segnalazione venga cancellata le soluzioni per ottenere un finanziamento immediato sono:

Caso n. 2: garanzie insufficienti. A seconda dei casi, quando il diniego è conseguente al fatto che le garanzie fornite non soddisfano appieno quelle richieste dall’istituto di credito la cosa più immediata da fare è trovarne di ulteriori.

Partendo del presupposto che si abbia un reddito dimostrabile, la prima cosa che da fare è trovare un garante. In questi casi è probabile che l’ostacolo possa essere superato agevolmente.

Se invece il problema è conseguente al fatto che si ha un lavoro precario – magari con contratto in scadenza – la situazione è molto più complessa. In questo caso anche l’avere un garante potrebbe non essere sufficiente per sbloccare la situazione. Come fare? In questo caso è utile leggere la nostra guida ai prestiti senza busta paga.

Caso n. 3: prestito negato per sovraindebitamento. Se nel corso del tempo si sono accumulati troppi debiti ottenere un altro finanziamento può essere complicato. In genere questo accade perché il reddito non è sufficiente a garantire il pagamento di altre rate.

In questo caso l’approccio migliore per risolvere in modo corretto il problema è quello di ricorrere al prestito per consolidamento debiti. Questa particolare forma di finanziamento prevede la chiusura di tutti i prestiti in corso con un unico più grande finanziamento. Si avrà quindi nuova liquidità con una rata sostenibile in quanto il periodo di rimborso sarà molto lungo.

Caso n. 4: il garante è stato ritenuto inaffidabile. Sì, anche la scelta del garante può influire sulla concessione di un finanziamento. Facciamo un esempio: il garante è un soggetto che in passato ha subito un protesto ecco che tale situazione può causare la negazione del prestito. Stessa cosa dicasi se il garante è un cattivo pagatore o non possiede una situazione reddituale e patrimoniale tale rendere inutile la sua compartecipazione.

Caso n. 5: impossibile verificare l’affidabilità del richiedente. Sembra paradossale ma non lo è. Chi non ha mai chiesto un prestito personale è sconosciuto al CRIF. In questo caso esiste la possibilità che il prestito venga negato perché la banca non trova le necessarie informazioni sul merito creditizio del richiedente e dunque non è in grado di valutarne l’affidabilità.

Trattasi però di casi molto rari che spesso hanno motivazioni legate ad un reddito troppo basso o ad una richiesta di prestito troppo alta rispetto al reddito. Diverse le soluzioni che variano a seconda dei casi. In generale il consiglio migliore è quello di coinvolgere un garante che goda di un’ottima reputazione creditizia.

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